Il problema della valutazione ha costituito, da sempre, uno degli aspetti più significativi della vita universitaria. L’università ha sempre costituito il luogo di valutazione della ricerca e, contemporaneamente, il luogo di valutazione dell’ammissibilità degli studiosi alle funzioni di insegnamento e di ricerca finanziate e sostenute dalle varie espressioni della società ( comunità religiose, comunità locali, Stato, ecc.). La valutazione è, dunque, essenziale alla vita e alla continuità del sistema di formazione superiore e di ricerca per la formazione. In questa fase storica, sono entrati in crisi i meccanismi tradizionali di valutazione, fondati sull’autonomia e sull’autogoverno delle stesse comunità accademiche, e si tenta di elaborare nuovi strumenti che garantiscano più significativi livelli di oggettività e più ampi spazi di di confronto per il riconoscimento della validità della ricerca e, quindi, della legittimazione di coloro che la ‘professano’. L’obbiettivo del saggio è quello di proporre una riflessione sulla praticabilità di metodi di valutazione che utilizzano sistemi ‘automatici’ di ‘quantificazione’ ai fini della formulazione dei ‘giudizi’ e di metodi di valutazione che utilizzano sistemi ‘soggettivi accademicamente responsabili’ di formulazione dei ‘giudizi’.
(Dall’abstract a cura dell’Autore)