N. 02458/2016REG.PROV.COLL.
N. 01914/2016 REG.RIC.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Consiglio di Stato
in sede giurisdizionale (Sezione Terza)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
ex artt. 38 e 60 cod. proc. amm.
sul ricorso numero di registro generale 1914 del 2016, proposto dal Ministero della Salute, in persona del Ministro pro-tempore, rappresentato e difeso per legge dall’Avvocatura generale dello Stato, presso i cui uffici è domiciliato in Roma, via dei Portoghesi, n. 12;
contro
il Sig. -OMISSIS-, rappresentato e difeso dall’Avvocato [#OMISSIS#] [#OMISSIS#], con domicilio eletto presso lo studio dell’Avvocato [#OMISSIS#] Marracino in Roma, via della Panetteria, n. 15;
per la riforma
della sentenza del T.A.R. per il Lazio, Sede di Roma, Sez. III quater, n. 771 del 22 gennaio 2016.
Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;
Visto l’atto di costituzione in giudizio del Sig. -OMISSIS-;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nella camera di consiglio del giorno 26 maggio 2016 il Consigliere [#OMISSIS#] Alba Aurora Puliatti e uditi per le parti l’Avvocato [#OMISSIS#] [#OMISSIS#] e l’Avvocato dello Stato [#OMISSIS#] Vittoria [#OMISSIS#];
Sentite le stesse parti ai sensi dell’art. 60 cod. proc. amm.;
1. – Con ricorso al T.a.r. per il Lazio, sede di Roma, n.r.g. 7575 del 2011, il Sig. -OMISSIS- impugnava il provvedimento del 18 maggio 2011, n. 24945, con cui il Ministero della salute aveva respinto la sua istanza del 27 dicembre 2010 tendente al riconoscimento del titolo di studio «doctor medic-in domeniul medicina dentara- specializarea medicina dentara», conseguito presso l’Università «Titu Maiorescu» di Bucarest l’8 giugno 2010.
2. – Con atto del 22 dicembre 2011, il Ministero confermava il diniego, a seguito della nota del 4 novembre con cui il dott. -OMISSIS- aveva comunicato al Ministero di aver impugnato dinanzi alla competente Autorità Giudiziaria rumena il provvedimento con cui l’Università aveva annullato il proprio titolo di studio.
3. – Con lettera del 20 dicembre 2013, il dott. -OMISSIS- chiedeva nuovamente l’annullamento del diniego, richiamando la sopravvenuta sentenza del Tribunale di Bucarest n. 2834 del 21 maggio 2013, che aveva accolto il ricorso avverso la delibera del Senato accademico dell’Università «Titu Maiorescu».
4. – Con nota del 25 agosto 2014, l’Amministrazione confermava il rifiuto del riconoscimento del titolo.
5. – Con motivi aggiunti il ricorrente impugnava anche tali note.
6. – Con ulteriori motivi aggiunti, il ricorrente impugnava la nota del 20 novembre 2014, con cui il Ministero comunicava gli atti di interpello della Commissione europea, la quale si è pronunciata, da ultimo, con nota del 23 aprile 2015, fornendo una serie di criteri-guida in materia di riconoscimento dei titoli di studio rilasciati a cittadini italiani dalla Università «Titu Maiorescu» al termine di un corso di studi “abbreviato” ed anomalo.
7. – Sulla questione si è pronunciata, infine, la conferenza di servizi ex art. 16 D.lgs. 206/2007, che, nella riunione del 14 luglio 2015, tenendo conto della complessa vicenda (ed anche delle sopravvenute sentenze dei Tribunali romeni, che hanno accolto i ricorsi degli interessati avverso gli atti di annullamento in autotutela dei titoli di studi, per profili non di merito) ha proposto di subordinare il riconoscimento dei titoli al superamento da parte di ciascuno degli interessati di una misura compensativa (un tirocinio di 18 mesi o, in alternativa, una prova attitudinale).
8. – Con nota del 29 luglio 2015, il Ministero ha comunicato al ricorrente la misura compensativa disposta nei suoi confronti; anche tale nota è stata gravata con motivi aggiunti.
9. – Con la sentenza n. 771 del 22 gennaio 2016, il T.a.r. dichiarava improcedibile il ricorso ed i primi e secondi motivi aggiunti, mentre venivano accolti i terzi motivi aggiunti, con conseguente annullamento del decreto applicativo della misura compensativa, per difetto di motivazione.
10. – Il Ministero propone appello, rappresentando che, sin dal 2007, il fenomeno dei titoli abilitanti all’esercizio di professioni sanitarie conseguiti da cittadini italiani presso le Università rumene, in cui si inserisce anche il caso dell’appellato, è oggetto di monitoraggio, di interlocuzione con la Commissione Europea e di collaborazioni tra lo Stato italiano e quello rumeno, nonché di indagini penali in entrambi i Paesi, essendo emerso che molti laureati avrebbero continuato a svolgere la professione in Italia dopo aver frequentato corsi di studi “ad hoc”, irregolari ed abbreviati, con ridotto numero di ore di frequenza ed agevolazioni negli esami, senza conoscenza del rumeno e dell’inglese.
Pertanto, legittimi dubbi sono stati avanzati rispetto alla possibilità di applicare l’art. 21 del Regolamento CE, che prevede per i detti titoli di odontroiatra l’automatico riconoscimento e non, invece, il regime generale di riconoscimento mediante verifica delle conoscenze scientifiche, delle competenze tecniche e delle abilità previste dalla direttiva e dalla normativa italiana per l’esercizio della professione.
Il Ministero chiede, dunque, la riforma della sentenza impugnata.
11. – Resiste in giudizio l’interessato, che insiste per il rigetto dell’appello.
12. – L’appello è fondato.
12.1. – Non sussiste il difetto di motivazione del provvedimento impugnato con gli ultimi motivi aggiunti ritenuto dal primo giudice.
12.2. – Il decreto del luglio 2015 è stato emesso a conclusione di una complessa vicenda e di un lungo iter istruttorio, avviato sulla base di fondati dubbi circa il rispetto delle condizioni minime di formazione presso l’Università rumena che ha rilasciato titoli di odontoiatria a studenti italiani.
I dubbi sono stati basati sull’anomala frequenza e sul mancato sostenimento di esami di [#OMISSIS#], che hanno impedito il riconoscimento automatico dei titoli e di cui l’interessato è stato messo a conoscenza sin dal preavviso di rigetto della sua istanza ex art. 10 bis l. 241/1990 (con raccomandata a.r. 7.2/2010/590 e, da ultimo, con nota 11 giugno 2015, prot. 29914).
Lo stesso interessato ha interloquito con l’Amministrazione nel corso del procedimento, rappresentando ampiamente le proprie ragioni.
Dunque, era chiaro, alla luce dei fatti e degli atti istruttori che hanno coinvolto anche le Autorità rumene, l’iter logico e giuridico che ha condotto il Ministero al diniego, così come erano evidenti le ragioni di pubblico interesse ad esso sottese, evidentemente volte alla tutela della salute pubblica.
Deve ritenersi, pertanto, che il diniego di automatico riconoscimento del titolo professionale è ampiamente motivato con riferimento alle criticità del corso di studi seguito dall’appellato, che, attese le anomalie riscontrate, hanno impedito di ritenere adeguato il livello formativo raggiunto alle «condizioni minime di formazione», di cui all’art. 21 della Direttiva 2005/36/CE e all’art. 31 del D.lgs. n. 206 del 2007, che costituisce attuazione della direttiva, presupposto per il riconoscimento automatico del titolo rilasciato da una università rumena agli iscritti dopo il 1° ottobre 2003.
12.3. – D’altra parte, l’art. 61 della Direttiva europea, come modificato dalla direttiva 2013/55/CE, consente allo Stato di applicare la deroga al regime di automatico riconoscimento dei titoli di formazione professionale in ‘odontoiatria’ conseguiti all’estero, al fine di accertare le conoscenze, competenze e abilità effettivamente acquisite dallo studente italiano all’estero.
Tale deroga è stata sostanzialmente autorizzata dalla Commissione europea con la nota del 23 aprile 2015, la quale ha ritenuto che «le autorità italiane potrebbero esaminare in base al regime generale quelle (domande) in merito alle quali nutrono ancora dubbi fondati per quanto concerne la conformità della formazione dei dentisti ai requisiti minimi».
12.4. – Né può condividersi l’argomento dell’appellato, secondo cui con i provvedimenti impugnati si negherebbe valore alla sentenza del Tribunale di Bucarest, giacché, a parte ogni considerazione sulla vincolatività nel nostro ordinamento delle decisioni emanate da autorità giurisdizionali estere, l’annullamento giurisdizionale del provvedimento con cui le Autorità rumene avevano in autotutela dichiarato illegittimo il titolo professionale conseguito dal Sig. -OMISSIS- è avvenuto non per motivi attinenti al merito del titolo in sé, bensì per ragioni di tutela dell’affidamento e di decorso dei termini, mentre dalle stesse difese delle autorità rumene in quel giudizio il Ministero ha dedotto circostanze (quali il rilascio illegale del certificato di conoscenza della lingua rumena, il mancato rispetto dell’obbligo di formazione a tempo pieno, l’irregolare abbreviazione del corso di laurea) che hanno corroborato i già consistenti dubbi circa la competenza e l’idoneità della formazione conseguita dagli studenti italiani.
12.5. – Conclusivamente, ad avviso del Collegio, è legittimo il decreto emesso dal Ministero con cui si chiede, a scelta dell’interessato, il compimento di un tirocinio di adattamento della durata di diciotto mesi, oppure di una prova attitudinale nelle materie specificamente elencate (peraltro, ricomprese nell’allegato ‘V.3 Odontoiatria – 5.3.1’), ritenute dalla Conferenza di servizi idonee a verificare le effettive conoscenze, competenze ed abilità in possesso del ricorrente.
13. – Per le ragioni che precedono, l’appello risulta fondato e va accolto, sicché, in riforma della sentenza impugnata, vanno respinti i motivi aggiunti accolti dal TAR.
Le spese di entrambi i gradi di giudizio possono compensarsi tra le parti, in considerazione della peculiarità della vicenda.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Terza), definitivamente pronunciando sull’appello n.r.g. 1914 del 2016, lo accoglie e, per l’effetto, in riforma della sentenza in epigrafe, respinge i motivi aggiunti accolti dal TAR.
Spese compensate dei due gradi.
Ritenuto che sussistano i presupposti di cui all’art. 52, comma 1, D. Lgs. 30 giugno 2003, n. 196, a tutela dei diritti o della dignità della parte interessata, manda alla Segreteria di procedere all’oscuramento delle generalità nonché di qualsiasi altro dato idoneo ad identificare l’appellato.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio del giorno 26 maggio 2016, con l’intervento dei magistrati:
[#OMISSIS#] [#OMISSIS#], Presidente
[#OMISSIS#] [#OMISSIS#], Consigliere
Lydia [#OMISSIS#] [#OMISSIS#] Spiezia, Consigliere
[#OMISSIS#] Alba Aurora Puliatti, Consigliere, Estensore
[#OMISSIS#] Ungari, Consigliere
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 09/06/2016
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)