Il contributo, in tema di valore (legale e/o convenzionale) dei titoli di studio universitari, individua le ragioni per le quali la proposta “abolizionista” – che ciclicamente riappare quale rimedio ai mali dell’università italiana – non inciderebbe sull’obiettivo dell’auspicato innalzamento della competizone virtuosa tra atenei. Dopo aver circoscritto gli ambiti in cui di valore “legale” si possa realmente trattare in termini giuridici e individuato quali siano le condizioni e gli obiettivi perseguibili con la competizione, l’Autore giunge ad affermare che, rispetto all’obiettivo di creare incentivi ad una competizione tra atenei che sia virtuosa, l’abolizione del valore legale del titolo “non costituisce un rimedio necessario, e tanto meno sufficiente, e in ultima analisi neanche utile”. Infine, suggerisce alcune linee di intervento volte ad invertire l’attuale processo degenerativo – nella competizione tra atenei – cui assistiamo e ad avviare un processo competitivo virtuoso.
(Abstract a cura della Redazione dell’Osservatorio)