L’articolo esamina l’evoluzione degli assetti istituzionali delle Università italiane a partire dal secolo XIX. Dopo le riforme dei ministri [#OMISSIS#] e [#OMISSIS#] nel Regno di Sardegna se ne segue lo sviluppo dopo la legge Casati ed il periodo dell’Unità. Nel corso del secolo XIX, in realtà, i livelli di autonomia degli Atenei sono molto ridotti e le Università sono mancanti anche della personalità giuridica.
Questa viene riconosciuta alle Università solo con la riforma Gentile (1923), mentre l’autonomia trova la sua piena consacrazione con la Costituzione repubblicana (art. 33). Le vicende successive del XX secolo, culminate con le riforme del ministro [#OMISSIS#] (1989-1991), vedono l’accrescersi degli ambiti di autonomia, insieme al proliferare delle sedi universitarie e delle attività formative proposte.
Da ultimo, vengono esaminate le ricadute della recente legge 240/2010 sull’estensione dell’autonomia universitaria, che subisce nell’attuale contesto di carenza di risorse un deciso ridimensionamento. L’autonomia, quale concetto relativo e flessibile, resta – peraltro – contrassegno insostituibile dell’Università, a garanzia e presidio della libertà di ricerca e di insegnamento.
(Abstract a cura dell’Autore)